Con il Palio straordinario del 9 Settembre 2000, i nuovi costumi della Contrada della Chiocciola (insieme a quelli di tutte le altre contrade) hanno fatto il loro ingresso in Piazza.
Pierluigi Olla, autore dei bozzetti delle monture, spiega le proprie scelte stilistiche: “salvo alcune figure totalmente rinnovate e i tessuti diversi, il carattere dell’insieme è rimasto quello del rinnovo che io stesso avevo progettato nel 1981. Volevo infatti mantenere l’immagine forte e volutamente un po’ arcaica (gli anni 40-50 del ‘400) della precedente realizzazione in quanto mi sembrava meglio esprimere la personalità della Contrada sia in riferimento ai colori, all’animale dello stemma e sia in relazione alle caratteristiche popolari e ambientali.”
Numerosi sono stati gli elementi della ricerca filologica che ha preceduto la progettazione: dai documenti pittorici e scultorei degli anni presi in esame, a quelli archivistici per l’araldica e anche a testi di vario genere come le prediche di San Bernardino.
Per la pittura le fonti principali sono state: Paolo Uccello (Battaglia di San Romano), Andrea del Castagno (Uomini illustri alla Legnaia) e gli affreschi di Domenico di Bartolo nella sala del Pellegrinaio dell’ex ospedale di Santa Maria della Scala.
Non sono mancati autori geograficamente più lontani (la moda circolava allora quasi come ora), quali gli Zavattari negli affreschi del Duomo di Monza.
L’araldica delle compagnie militari è descritta in un prezioso manoscritto (Concistoro n. 2371 anni 1420-25) conservato all’Archivio di Stato.
I tessuti (seta gialla operata in oro), si ispirano ad un mantello dei Magi dipinto dal Sassetta e conservato nella collezione Chigi Saracini, mentre alcuni ricami compaiono nelle pitture di Gentile da Fabriano e di Sano di Pietro.
Il figurin maggiore, è basato sulla figura del probabile Federico III raffigurato nella “Distribuzione delle elemosine” affrescata nel Pellegrinaio; dal “Farinata degli Uberti” di Andrea del Castagno è nato il duce cambiando però il mazzocchio con un berrettone mutuato dagli Zavattari.
Dalla spada del “Gattamelata” di Donatello è scaturita l’elsa dell’arma del duce arricchita inoltre da un’incisione all’acquaforte e successivamente dorata.
L’elmo a “becco di passero” che porta in braccio uno dei due uomini d’arme si rifà a quelli che compaiono nella Battaglia di San Romano di Paolo Uccello e a quelli del “Trionfo della Croce” di Piero della Francesca, mentre sempre da Paolo Uccello e da Domenico di Bartolo viene la sella a pozzetto con relativi finimenti per il soprallasso.